Luigi Orsini
(1873-1954)
Il Liceo faentino era accreditato anche per i suoi docenti. Prima che io prendessi a frequentarlo, c'era stato, a insegnare italiano, Severino Ferrari, caro al Carducci. Nel suo posto ci trovai un altro degno maestro, Giacomo Vanzolini marchigiano. a cui debbo quel po' che ho fatto fino ad oggi. Aveva tradotte da Mimnerno, ma non era poeta. Possedeva bensì uno spirito critico di primo ordine e un raro buon gusto.
Mi par di vederlo. Poteva avere, allora, trentotto o quarant’anni. Piccola statura e membra proporzionate, fronte sfuggente e testa quasi calva, portamento signorile e composto. Parlava come vestiva: elegante, ordinato, preciso. Mi pareva anzi, che le sue frasi, annodate con garbo e punteggiate di caustiche arguzie, avessero la foggia e il colore delle sue cravatte. Erudito senza aridità e severo senza pedanteria, curava molto i nostri componimenti, ma era assai parsimonioso nel distribuire i punti di merito. Con lui mi trovavo bene, quantunque ne avessi soggezione. Seppe delle mie attitudini alla poesia in modo curioso.
Un giorno che il Professore di latino e greco ci dettava ad alta voce la traduzione letterale di un brano delle Georgiche… io volli, in certo qual modo riparare a quel misfatto, compiendone un altro forse più grave: volgendo, cioè il dettato in endecasillabi sciolti. La cosa mi riusciva abbastanza facile, ma naturalmente, qualche volta mi arrestavo per sentire il compimento della frase; poi riprendevo a verseggiare. Il Professore capì, dal mie contegno, che io stavo facendo qualcosa di diverso dagli altri; scese dalla cattedra e mi sorprese in flagrante reato. Mi aspettavo una sgridata. Macchè! Mostrò meraviglia e compiacenza, Gli dové fare una certa impressione la cosa perchè mi sequestrò il quaderno per mostrarlo, disse, a Vanzolini. Questi poi me ne parlò un giorno e volle che gli dessi qualche poesiola che ero venuto scrivendo dopo quella prima, del morticino. Ma un incoraggiamento vero e proprio a continuare non doveva venirmi da lui se non più: tardi, quando, cioè ebbi ottenuta la licenza liceale.
Luigi Orsini, Il mio sentiero - Ricordi di vita e d'arte, Gastaldi editore in Milano, pp. 74-75
Luigi Orsini (1873-1954), imolese, nipote dell'attentatore Felice Orsini, diplomato al Torricelli nel 1892, fu poeta e giornalista di successo.
Anche negli anni della tarda maturitą fu pił volte ospite del Torricelli, invitato a tenere conferenze dai presidi Topi e
Ragazzini.