Liceo Torricelli: memorie e testimonianze

 Testimonianze edite e inedite
 di alunni e professori

1881-1884Il professor Abba
   (Dalla biografia di Enrico Bottini Massa)

1889 - 1892Il professor Vanzolini
   (Dalle memorie di Luigi Orsini)

1891-92Il Liceo di Faenza - Alfredo Oriani - Gabriele d'Annunzio
   (Dalle memorie di Antonio Graziadei)

1900 - 1901Il Torricelli ai tempi di Campana (?)
   (Una ricostruzione romanzata di Sebastiano Vassalli)

1909Il Regio Liceo nella "Voce" di Prezzolini
   (Un articolo di Giuseppe Donati)

1914Antico palazzo rosso
   (Dai "Canti Orfici" di Dino Campana)

1921 - 1923Il professor Pietro Zama
   (Dalle memorie di Pietro Zama)

1931 - 1934Professori degli anni '30
   (Testimonianza di Giuseppe Toni)

1936 - 1944Una casa - Una scuola e viceversa
   (Testimonianza di Rita Carloni)

1942 - 1947Il diario di Edda
   (Vita quotidiana negli anni '40: il diario di Edda Sangiorgi)

1966Il Liceo di Faenza a Firenze per l'alluvione
   (Testimonianza di Leonardo Altieri)

1974-1979"Mi ha dato di pił il Liceo che l'Universitą"
   (Un'intervista a Carlo Lucarelli)

2005Il liceo di Faenza - Supplemento a "Sette sere"
   (Testi di Annalisa Reggi)

2008De naturis bestiarum
   (Bestiario di Laura Dari)

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1889 - 1892

 Il professor Vanzolini

(Dalle memorie di Luigi Orsini)


Luigi Orsini
(1873-1954)

Il Liceo faentino era accreditato anche per i suoi docenti. Prima che io prendessi a frequentarlo, c'era stato, a insegnare italiano, Severino Ferrari, caro al Carducci. Nel suo posto ci trovai un altro degno maestro, Giacomo Vanzolini marchigiano. a cui debbo quel po' che ho fatto fino ad oggi. Aveva tradotte da Mimnerno, ma non era poeta. Possedeva bensì uno spirito critico di primo ordine e un raro buon gusto.

Mi par di vederlo. Poteva avere, allora, trentotto o quarant’anni. Piccola statura e membra proporzionate, fronte sfuggente e testa quasi calva, portamento signorile e composto. Parlava come vestiva: elegante, ordinato, preciso. Mi pareva anzi, che le sue frasi, annodate con garbo e punteggiate di caustiche arguzie, avessero la foggia e il colore delle sue cravatte. Erudito senza aridità e severo senza pedanteria, curava molto i nostri componimenti, ma era assai parsimonioso nel distribuire i punti di merito. Con lui mi trovavo bene, quantunque ne avessi soggezione. Seppe delle mie attitudini alla poesia in modo curioso.

Un giorno che il Professore di latino e greco ci dettava ad alta voce la traduzione letterale di un brano delle Georgiche… io volli, in certo qual modo riparare a quel misfatto, compiendone un altro forse più grave: volgendo, cioè il dettato in endecasillabi sciolti. La cosa mi riusciva abbastanza facile, ma naturalmente, qualche volta mi arrestavo per sentire il compimento della frase; poi riprendevo a verseggiare. Il Professore capì, dal mie contegno, che io stavo facendo qualcosa di diverso dagli altri; scese dalla cattedra e mi sorprese in flagrante reato. Mi aspettavo una sgridata. Macchè! Mostrò meraviglia e compiacenza, Gli dové fare una certa impressione la cosa perchè mi sequestrò il quaderno per mostrarlo, disse, a Vanzolini. Questi poi me ne parlò un giorno e volle che gli dessi qualche poesiola che ero venuto scrivendo dopo quella prima, del morticino. Ma un incoraggiamento vero e proprio a continuare non doveva venirmi da lui se non più: tardi, quando, cioè ebbi ottenuta la licenza liceale.

Luigi Orsini, Il mio sentiero - Ricordi di vita e d'arte, Gastaldi editore in Milano, pp. 74-75

Luigi Orsini (1873-1954), imolese, nipote dell'attentatore Felice Orsini, diplomato al Torricelli nel 1892, fu poeta e giornalista di successo. Anche negli anni della tarda maturitą fu pił volte ospite del Torricelli, invitato a tenere conferenze dai presidi Topi e Ragazzini.

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