Il rapporto uomo natura nel campo architettonico-ingegneristico

 

INTRODUZIONE

IN CLASSE!

INSEGNAMENTI DEL MONDO NATURALE

IL RUOLO DELLA MEMBRANA

LE COSTRUZIONI ANIMALI

RUOLO DELLA DIMORA

ANIMALI ARCHITETTI

DECALOGO

CONFRONTO UOMO-NATURA

APPLICAZIONI IN ARCHITETTURA

UNO SGUARDO AL FUTURO

PROBLEMI E SVILUPPI

BIBLIOGRAFIA

 

 

 

 

IL RAPPORTO UOMO-NATURA
NEL CAMPO ARCHITETTONICO-INGEGNERISTICO

Nel confronto tra uomo e natura in materia di costruzioni sicuramente in termini di efficienza prestazionale il risultato è a favore di piante ed animali, sia in efficacia che in efficienza. Infatti l’uomo ricorre, in maniera preponderante e sistematica soprattutto nell’ultimo secolo, ai cosiddetti “sistemi attivi” (sistemi nei quali è fondamentale l’intervento della meccanica e dell’energia “artificiale”) al contrario degli organismi animali e vegetali che sfruttano solamente le forze della natura. Quanto più la produzione di architettura e di ambienti artificiali da parte dell’uomo si vuole alleggerire o addirittura liberare dallo sconsiderato consumo di risorse e di energia non rinnovabile per la produzione, spesso anche altamente inefficiente, tanto più cresce la necessità di comprendere come massimizzare e ottimizzare l’uso di sistemi naturali ed energie rinnovabili che il mondo della natura animale e vegetale offrono all’uomo come insegnamenti. Gli insegnamenti principali visti finora si possono riassumere nell’ottimizzare la struttura fisica e la forma, utilizzare membrane ed involucri come protezione esterna, ottimizzare la gestione dei flussi materiali ed immateriali, ottimizzare l’utilizzo dell’energia e delle risorse materiali biofisiche massimizzando il risparmio energetico, utilizzare soluzioni polivalenti e a lungo termine e infine riciclare materiali e risorse. Spesso però, abbiamo visto, si registrano sostanziali differenze nelle strategie che animali, piante e uomo mettono in atto per assolvere alle prestazioni, ad esempio le piante si adeguano all’ambiente esterno anche nei casi estremi, mentre l’uomo, insieme ai propri manufatti, tende ad isolarsi per creare un microcosmo interno il più possibile indipendente dall’ambiente esterno. Qualche elemento di similitudine tra uomo e natura c’è (anche le piante sono dotate di numerosi meccanismi automatici che regolano numerose funzioni vitali, ad esempio gli stomi) tuttavia prevalgono le differenze nel rapporto con l’ambiente esterno. Dallo studio di biologi e naturalisti si è dedotto che la natura è un ecosistema basato sulle integrazioni e sulle relazioni e che è un sistema autosufficiente in grado di adattarsi ed autoregolarsi, alimentato dall’energia solare che esso utilizza. In questo quadro l’uomo ed i suoi manufatti stanno cercando in questi ultimi anni, soprattutto dietro la spinta di una parte del mondo occidentale che fa capo all’Europa, di porsi sempre più come anello di interfaccia e di congiunzione piuttosto che come elemento di separazione e di rottura degli equilibri naturali. Per questo motivo l’edificio sia a livello tecnologico e morfologico, sia a livello gestionale, tende a conformarsi sempre di più come sistema integrato, autosufficiente, economico, efficiente nell’utilizzo di energie naturali e nello smaltimento dei rifiuti. Il tentativo di applicare tali strategie conduce ad emulare il comportamento sia degli animali, la cui strategia di adattamento più significativa alle variazioni climatiche è l’isolamento, sia dal caldo che dal freddo e realizzato attraverso membrane, sia delle piante, la cui strategia di adattamento più significativa è l’adeguamento, puntando più sul fattore forma e sul fattore flussi. Siamo così in grado di formulare dieci principi comportamentali carpiti dall’osservazione critica della Natura che includono possibili strategie progettuali che dovrebbero animare una concezione dell’Architettura improntata al conseguimento della massima efficacia ecologica.

 

1.  Ottimizzazione del rapporto struttura fisica/ caratteristiche morfologiche dell’organismo in relazione alle condizioni naturali/climatiche del contesto ambientale.

2.  Utilizzo di membrane e involucri come filtro/ selezione e/o protezione/ barriera dai flussi di materia/energia caratterizzanti il contesto.

3.  Ottimizzazione del comportamento gestionale dei flussi immateriali in relazione alle condizioni naturali/climatiche del contesto ambientale.

4.  Ottimizzazione del comportamento bioclimatico passivo con acquisizione/ trasformazione/ accumulo di risorse naturali e rinnovabili e con massimizzazione del comfort ambientale

5.  Massimizzazione degli accorgimenti volti al risparmio energetico e in genere al controllo/ ottimizzazione del consumo delle diverse forme di energia.

6.  Massimizzazione dei caratteri di adattività e autoregolabilità rispetto ai fattori esigenziali/ ambientali esterni ed interni.

7.  Ottimizzazione dell’impiego e stoccaggio di risorse materiali e biofisiche nel quadro complessivo dei processi metabolici.

8.  Ottimizzazione della distribuzione dei pesi e delle forze per una massimizzazione della resistenza e una minimizzazione dell’impiego dei materiali.

9.  Utilizzo di soluzioni polivalenti e a lungo termine in piena simbiosi e compatibilità con gli equilibri ecologico/naturali.

10.Utilizzo di diffuse ed integrate azioni di miglioramento della durabilità dei materiali da una parte e di riciclaggio/riuso dei materiali di base e dei componenti dall’altra.

 

 

 

INDIETRO

 

HOMEPAGE

 

AVANTI