Applicazioni
- 1-In condizioni normali il serbatoio di un veicolo può essere considerato un prodotto marginale, ma in condizioni estreme, come quelle in cui operano i soldati, diventa un prodotto dalla cui integrità dipende la vita di intere pattuglie. Quando perforato da un proiettile, il serbatoio di una autocisterna o di una jeep si trasforma in una potenziale carica esplosiva. I ricercatori della High Impact Technology hanno sviluppato un nuovo tipo di vernice la così detta Battle Jacket, che è in grado di ridurre notevolemnete il pericolo perché il composto polimerico, ovvero un esoscheletro liquido, riesce proprio a porre rimedio a questo problema comportandosi alla pari di un organismo biologico che sia stato ferito, rimarginando il foro d'entrata del proiettile come se si trattasse di piastrine del sangue che otturano una lacerazione epidermica. Richiusa dal polimero immediatamente dopo il passaggio della pallottola, la superficie del serbatoio ritorna ad essere quasi come nuova.
2-Recentemente sia la Goodyear che la Michelin hanno introdotto copertoni che si autoriparano grazie alla presenza di uno strato di DuraSeal incorporato, un polimero che indurendosi a contatto con l’aria, ottura le forature causate da oggetti taglienti ed acuminati. I copertoni così formati durano di più e sono più sicuri dei normali copertoni.
- 3-Anche la NASCAR, l'organizzazione che controlla l'automobilismo agonistico negli Stati Uniti, utilizza una tecnologia simile per proteggere il pubblico e i piloti dagli incidenti di gara che avvengono sulle sue piste. Le barriere RACETEM (Reusable abutment cushion extension safety barrier) sviluppate dal Battelle Memorial Institute, sono in grado di resistere ad impatti automobilistici che raggiungono velocità di 100 miglia l'ora senza sbriciolarsi. Dopo aver assorbito il colpo ammaccandosi e curvandosi, le RACETEM ritornano lentamente alla loro forma originale in modo tale da non far respingere la macchina accidentata, o oggetti pericolosi nel mezzo della pista.
- 4-Anche le case automobilistiche stanno conducendo studi sulle vernici autoriparanti. Per esempio la Nissan, sta sviluppando un nuovo modello di autovettura dotata di un sistema di vernici termo attive che si autoriparano quando sono stimolate dal sole o semplicemente da un phon. La Nissan inoltre proprio di recente ha concesso la licenza per l'utilizzo delle sue vernici autoindurenti alla NTT DoComo, il principale operatore di telefonia mobile giapponese, che conta di utilizzarle per produrre il guscio dei telefoni cellulari di nuova generazione.
- 5-Un processo simile è stato usato per creare HiForm un materiale che appare solido al tocco, che invece può essere spalmato sulle aree dannegiate della carrozzeria. Infatti HiForm è principalmente un liquido ad alta densità che scorrendo lentamente nelle aree interessate dal danno le riempie eliminando le ammaccature e le lacerazioni.
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L'errore può essere causato dalle seguenti ragioni:
“Il corpo umano ha una straordinaria capacità di autoripararsi. La Nasa sta studiando materiali organici sintetici che possano avere la stessa capacità. Immaginate un aereo militare che subisce fuoco nemico o una navicella spaziale colpita da frammenti capaci di farla esplodere: tutti gli sforzi della ricerca in questo campo sono mirati non a prevenire questi incidenti ma a far si che i pezzi che colpiscono gli aerei o la navicella si fissino immediatamente al corpo colpito, senza creare danno. I test condotti nei nostri laboratori MAR consistono nel far passare un proiettile attraverso il materiale in studio e osservare cosa succede e come il materiale potrebbe immediatamente ripararsi ed inglobare il pezzo. Quando il proiettile attraversa l’oggetto, provoca un istantaneo aumento di temperatura che rende fluido il polimero. Questo avrà quindi una elevata elasticità che gli consentirà di tornare indietro, all’interno del foro e solidificare di nuovo, una volta che la temperatura è calata, risucchiando il proiettile stesso. Gli studi sono quindi mirati alla sintesi di materiali il cui punto di fusione sia coincidente con la temperatura sviluppata dall’urto. Ma non è tutto. Questi nuovi materiali organici devono comunque rispondere ai criteri di robustezza meccanica imposti dalla Nasa ed essere di facile lavorazione. La necessità è quella di sviluppare materiali con elevata forza di tensione, cioè la forza necessaria per rompere o deformare permanentemente il materiale stesso. La reazione in studio avviene per dissoluzione di uno dei due monomeri in una soluzione opportuna e l’aggiunta graduale del secondo. Una volta terminata la copolimerizzazione, il prodotto ottenuto viene raffreddato e ridotto in polvere. La polvere viene posta in stampo e pressata fino ad ottenere una lastra. Sulla lastra vengono poi condotte delle prove specifiche che mostrano come dopo l’esposizione allo stimolo, si verifichi l’immediata ricostituzione del polimero, sul quale rimangono solo i segni dell’evento dannoso, come una cicatrice.”
