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Bioetica

Cos'è la bioetica?
La bioetica è una neodisciplina sviluppatasi all'incirca negli ultimi quarant'anni. Ciò di cui si occupa è facilmente deducibile dall'accostamento dei due termini greci, che compongono questa parola, termini dai quali essa discende direttamente:
bios, cioè "vita" e ethos, cioè "morale". R. Potter utilizzò questo termine per la prima volta in due articoli del 1970 e in una famosa opera dell'anno successivo, riferendosi al tentativo di unire le "scienze della vita" (life sciences) ad una "morale della vita" affinchè la bioetica potesse essere considerata "scienza della sopravvivenza" (science of survival).
<< Ho scelto bio->> scrive Potter << per indicare il sapere biologico, la scienza dunque dei sistemi viventi; e ho scelto -etica per indicare il sapere circa i sistemi dei valori umani>>. Si può perciò definirla come ramo della filosofia morale, che necessita dei vari apporti di varie altre discipline filosofiche. La bioetica mira a suscitare una riflessione morale specialmente riguardo la medicina e la ricerca biologica.


Quali sono i problemi fondamentali di cui si occupa la bioetica?
La bioetica si occupa delle più disparate questioni, che creano conflitti di carattere morale come ad esempio:

  • la questione dell'aborto, e che risulti di carattere naturale, dunque spontaneo, e che risulti essere volontario, cioè richiesto dalla madre del bambino;
  • la questione dello "Statuto degli embrioni", del quale l'interrogativo principale è "l'embrione è persona?";
  • la questione strettamente legata alle cellule staminali embrionali e al loro utilizzo, che sin dalla relativa scoperta ha sollevato un acceso dibattito etico, per il quale vedono scontrarsi principalmente due scuole di pensiero: l'una che va a difendere la "sacralità" della vita, e l'altra che va a difendere la "qualità" di essa;
  • la questione della fecondazione assistita, e che sia omologa, cioè che venga impiantato lo sperma del futuro padre nell'ovulo, e che sia eterologa, cioè che venga impiantato lo sperma di un terzo individuo;
  • la questione riguardante l'eutanasia, sia che si tratti di suicidio assistito attivo, cioè che venga somministrato un farmaco che causi la morte, sia che sia passivo, cioè permettere alla malattia di degenerare a tal punto da provocare la morte del paziente;
  • la questione della distribuzione delle risorse economiche nel campo della sanità e, dunque, anche il riconoscimento delle priorità di un finanziamento ad una ricerca rispetto ad un altro;
  • il rapporto tra medico e paziente, il cosiddetto "principio del consenso informato".


La questione bioetica relativa alle cellule staminali

La bioetica ha sviluppato ampie discussioni riguardanti le cellule staminali embrio-fetali poiché, ricordiamo, il prelievo delle cellule staminali provoca la morte dell'embrione. Ci sembra evidente la preferenza dell'utilizzo delle cellule staminali embrio-fetali: esse risultano essere, infatti, le più giovani che si possano ottenere e, inoltre, presentano naturalmente il carattere di pluripotenzialità. Effettivamente, però, la ricerca sino ad oggi riguardo a queste cellule non ha dato risultati molto soddisfacenti, anzi; in alcuni casi le cellule staminali embrionali sono risultate essere dannose per il paziente poiché possono causare la nascita di tumori benigni (teratomi). Negli ultimi anni si sta puntando sullo studio riguardo le cellule staminali adulte principalmente per trovare nuove efficaci terapie, che non scatenino altrettanto rumorose discussioni etiche, come afferma Assuntina Morresi, docente associato di Chimica fisica presso l'Università di Perugia.
Ma la riflessione morale concerne l'utilizzo di cellule staminali embrio-fetali e quindi il loro prelievo.
Dunque si è giunti a porsi degli interrogativi, a cui non è possibile dare un'unica e definitiva risposta, considerando che si fa capo alla propria coscienza e perciò la risposta è assolutamente soggettiva:

  • Un embrione può essere considerato un essere umano o solo un ammasso di cellule privo di qualsiasi caratteristica umana formata?
  • In che momento è possibile definire l'embrione essere umano? Al momento del concepimento o della nascita?
  • È possibile ottenere embrioni in modo etico?
  • Quale sarà l'utilizzo di tutti gli embrioni, creati in laboratorio e poi congelati, presenti nei centri di ricerca di tutta Europa?
  • Cosa accade agli embrioni sovrannumerari già crioconservati nelle banche di conservazione ?
  • E in Italia? Qual è la normativa in vigore?

Precedentemente si è arrivati a distinguere due filoni della bioetica.

Il primo filone è stato definito "etica della sacralità o indisponibilità della vita", per il quale si ritiene inviolabile l'ordine metafisico della natura, visto come espressione della volontà di Dio.
Questa corrente di pensiero si basa su tre principi fondamentali, riconoscibili nella insostituibilità della vita umana, poiché essa è sacra, come già affermato da Papa Giovanni XXIII; nell'espressione del valore della vita, indipendentemente dagli stati qualitativi di essa e nell'indisponibilità della vita. Il termine "indisponibilità" deve essere inteso come "non possibilità" da parte dell'essere umano stesso di disporre della propria vita nel modo in cui egli voglia, poiché essa è un dono di Dio, e per questo egli è chiamato a rispettare quello che è l'ordine naturale delle cose.
In questo gruppo si riconosce la posizione della Chiesa, ma, come è possibile immaginare, esistono numerosissime varianti dello stesso pensiero all'interno della medesima corrente.
Il secondo filone è stato definito, invece, "etica della qualità o disponibilità della vita": da ciò si comprende subito come sia chiaramente contrapposto al primo. Qui appunto si parla di disponibilità della vita, contrariamente a ciò che afferma l' "etica della sacralità della vita".
Entrambe le scuole di pensiero, però, ritengono opportuno trattare le questioni, di cui si occupa la bioetica, prescindendo dal fattore fede, che può essere considerato elemento irrazionale e causa di condizionabilità.


Ora l'elemento che più ci preme trattare di tutta la vasta gamma delle questioni di cui la bioetica si interessa, è il problema riguardante la visione antropologica, o meglio, la manipolazione cellulare che l'uomo può realizzare su se stesso.
Il documento "Dichiarazione sulla produzione e sull'uso scientifico e terapeutico delle cellule staminali embrionali", redatto dalla Pontificia Accademia per la Vita il 25 Agosto 2000, sviluppa, nella seconda parte, quelle che sono le soluzioni proposte dalla Chiesa, soluzioni che mirano a risolvere i problemi nati dallo sviluppo recente delle tecnologie e mettono in evidenza ciò che lede la libertà e la dignità dell'essere umano. È proprio qui che si da una risposta alla considerazione biologica dell'embrione:
<< l'embrione umano vivente è, a partire dalla fusione dei gameti, un soggetto umano con una sua definita identità, il quale incomincia da quel punto il suo proprio coordinato, continuo e graduale sviluppo, tale che in nessuno stadio ulteriore può essere considerato come un semplice accumulo di cellule>>. L'embrione è, perciò, vita. Il problema viene ora localizzato nei seguenti interrogativi: possiamo disporre a nostro piacimento di una vita? Si può sacrificare un potenziale bambino per il vantaggio probabile, ma comunque incerto del malato?
Per la Chiesa Cattolica, che è la principale propugnatrice di questa corrente, l'utilizzo di embrioni è soppressione di vita. Giovanni Paolo II, in un discorso rivolto alla Pontificia Accademia per la Vita, dichiara:
<< La Chiesa ricorda che non solo gli scopi, ma anche i metodi, i mezzi della ricerca devono essere sempre rispettosi della dignità di ogni essere umano in qualsiasi stadio del suo sviluppo e in ogni fase della sperimentazione>>. Bisognerebbe cercare altri metodi per arrivare a delle terapie efficaci, utilizzando, magari, cellule staminali adulte, precludendo l'insorgere di dibattiti etici. Questa è proprio definita la "via italiana" per la ricerca di cellule staminali poiché alcuni scienziati italiani hanno ottenuto importanti risultati a questo proposito.
C'è anche pressione per quanto riguarda la ricerca di nuove terapie, che vedono protagoniste le cellule staminali adulte. La posizione della Pontificia Accademia per la Vita, è dunque in perfetta armonia con la linea etica mantenuta da papa Giovanni Paolo II prima, e da papa Benedetto XVI poi: l'unica via moralmente lecita è quella che fa solo uso di cellule multi e monopotenti, contenute nel sangue del cordone ombelicale, nei tessuti dell'adulto o nei tessuti embrio-fetali, derivati esclusivamente da aborti spontanei. Questo bene in mano allo scienziato deve essere utilizzato nel rispetto dell'uomo e della sua dignità, con la consapevolezza che i risultati ottenuti dagli scienziati stessi potrebbero influenzare l'intera comunità biomedica mondiale. Insomma,
<< il progresso può essere progresso vero solo se serve alla persona umana e se la persona umana cresce: se non cresce solo il suo potere tecnico, cresca anche la capacità morale.">> (Benedetto XVI)

Ecco, il secondo modello si presenta quasi come giusta contrapposizione del primo: infatti c'è chi definisce questa seconda corrente di pensiero "laica", nel senso di "antidogmatica", e in ciò si manifesta il dover prescindere dal fattore fede. Questa forma di bioetica afferma che non è la vita in quanto tale a essere preziosa, bensì il benessere della vita, di una vita che risulti degna di essere vissuta. Questo l'avevano ben compreso anche Aristotele e Seneca che nella lettera 70 del libro VIII, vol. 1 delle "Lettere a Lucilio" dice:
<< non è un bene il vivere, ma il vivere bene>>. Ebbene questa etica si scontra direttamente con la precedente illustrata, poiché ritiene propria la capacità dell'uomo di disporre della vita, cioè di disporre delle vite umane e di avere, dunque, la possibilità di manipolare se stesso, nel caso in cui lo ritenga opportuno. Nel caso specifico delle cellule staminali, questa parte ritiene lecito l'utilizzo di cellule staminali embrio-fetali, poiché l'embrione non è considerato ancora essere vivente. Dunque viene sostenuta la ricerca in ogni direzione senza escludere alcuna via di sperimentazione. Questa, pertanto, non preclude alcun tipo di possibile sperimentazione, anzi, sarebbe a favore di qualsiasi tipo di sperimentazione. "Alla fine una svolta ci sarà" dice Singer "La tesi tradizionale secondo cui ogni vita umana è sacra semplicemente non ci consente di far fronte alla gamma di questioni che esigono di venir risolte".
Dunque esponente laico di questa dottrina è colui che:

  • ragiona "come se Dio non fosse";
  • assume come principio direttivo delle argomentazioni la "qualità" della vita;
  • difende il principio della disponibilità della vita;
  • considera il progresso della conoscenza effetto diretto del progresso dell'umanità;
  • si appella a un concetto funzionalista (o antisostanzialista) di "persona";
  • rifiuta ogni appello a principi deontologici assoluti;
  • ritiene legittime le pratiche di aborto, di eutanasia e di fecondazione artificiale.


Riassumendo...

Il problema sostanziale e ricorrente è il seguente: quando si può considerare l'embrione "persona"?
Si può parlare di vita biologica umana fin dal momento della fecondazione, infatti lo zigote è dotato di un DNA specificamente umano. La prima riflessione riguardo al problema morale è data principalmente dalla Chiesa, che ritiene si debba parlare di "persona" fin dal momento della fecondazione, poichè il continuo sviluppo dell'embrione porterebbe infine alla costituzione di un individuo umano vero e proprio. Dunque l'embrione deve essere trattato come "persona". Pertanto sarebbe illecito, secondo questa posizione, prelevare cellule staminali embrionali o fetali poiché andrebbero a ledere l'essenza e la dignità di quella piccola "persona".
La seconda soluzione vede come promotori i cosiddetti scienziati "laici", che non considerano l'embrione ancora "persona", ma semplicemente un serbatoio di cellule da cui ricavare cellule staminali multipotenti. Ma, secondo questi, all'incirca dopo 14 giorni dalla fecondazione quindi al momento dell'attaccamento dell'embrione alla parete intrauterina, l'embrione deve essere considerato persona.
C'è davvero così tanta differenza tra una blastocisti di 14 giorni e un feto di 15 giorni?
Inoltre ci sono etiche di matrici religiose, ma vicine alle posizioni laiche. Maurizio Mori infatti dice:
<< [...] Non va dimenticato che teologi cristiani (protestanti) e persone di altre religioni, come moltissimi laici, sostengono versioni di "etica della qualità" della vita. Pertanto, la distinzione tra "etica della sacralità" e "etica della qualità della vita" non necessariamente coincide con la distinzione tra "etica religiosa" e "etica laica".>>


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