Il rapporto uomo natura nel campo architettonico-ingegneristico

 

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ABITAZIONI TRADIZIONALI CON PANNELLI DI CARTA, Giappone

L’abitazione giapponese tradizionale presenta una serie di soluzioni tramandate nei secoli, in alcuni casi si può dire nei millenni, che permettono un magistrale controllo bioclimatico all’interno e nell’immediato intorno della casa, concentrate sull’uso di quattro elementi costruttivi: un’importante sistema di copertura, spesso organizzato su più livelli, molto aggettanti, a protezione di pioggia e sole (impedisce ai raggi estivi più incidenti l’ingresso diretto in casa, mentre lo permette ai raggi del soleggiamento invernale); una gestione assolutamente flessibile degli spazi interni tramite sistemi di pareti a pannelli di carta scorrevoli che favoriscono infinite modalità di ventilazione naturale trasversale negli spazi interni delle case (e che hanno anticipato di secoli alcune sperimentazioni di questi ultimi anni tese a rivisitare il concetto spaziale-distributivo della casa contemporanea); un distacco dal terreno, in media di mezzo metro, al fine di creare le condizioni ottimali per una ventilazione (e quindi un controllo dell’umidità e del raffrescamento passivo) alla base della costruzione; ed infine pareti esterne in legno, mattoni di creta e bambù, che offrono una buona resistenza termica alla trasmissione del calore verso l’interno, dato che le abitazioni tradizionali in Giappone sono state concepite e perfezionate in climi con estati molto calde e umide.

La casa è solitamente costruita a 45 cm dal terreno perché la terra è solitamente umida e la ventilazione che circola in questa sorta di grande intercapedine, comunicante sull’esterno da entrambi i lati, mantiene asciutto il pavimento della casa, il tatami, che solitamente è più fresco del soffitto e rischierebbe di creare condensa.

 

 

 

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